Tempo di castagne – Le castagne erano un tempo, nei paesi di montagna, chiamate il pane dei poveri, come abbiamo già raccontato la scorsa stagione qui

Oggi la castagna è un frutto ricercato. Non solo caldarroste, ballotte e marron glacé .

C’è chi con le castagne secche cucina una ricca minestra in brodo, altri impastando ravioli e gnocchi, i più golosi preparano frittelle con uvetta e pinoli.
Perché la Toscana, dalle Apuane giù fino all’Amiata, è terra di castagneti e castagne, molte delle quali hanno riconoscimenti come Igp e Dop.
Il marrone dei Medici
Una fra le tipologie più conosciute è il marrone del Mugello. Si distingue dalle altre castagne per la buccia color camoscio e la polpa bianca e friabile. Conosciuti anche come marroni fiorentini, sono un’eredità dei Medici, che secoli fa hanno piantato queste varietà per nutrire le popolazioni mugellane.
Dal Monte Amiata proviene invece il marrone buono, com’è chiamato dalla gente del posto, di dimensioni medio-grande, da mangiare bollito o arrostito nella classica padella bucherellata.
Farina di castagne
Questo è anche il tempo di farina di castagne, alla base di tante ricette di stagione. Famosa è quella di neccio della Garfagnana (in dialetto locale il neccio altro non è che il castagno).
Con la farina si fa in Toscana un dolce molto insolito chiamato Castagnaccio fatto con farina di castagne, olio di oliva, acqua, sale, pinoli ed uvetta .

La ricetta? la trovate qui
Modi di dire : Perché si dice prendere in castagna?
Cosa hanno a che fare le castagne con il sorprendere qualcuno mentre sta sbagliando?
È tutta una questione linguistica. Il modo di dire “prendere in castagna” deriva dall’espressione – oggi non più usata – “prendere in marrone”, che in alcune zone dell’Italia centro-meridionale significava cogliere in errore.
L’origine forse da un termine del latino medievale: marro, che voleva dire appunto errore grossolano.